venerdì 28 maggio 2021

PEDAGOGIA

Il Welfare State vuole garantire a tutti i cittadini il diritto all’assistenza, alla salute, all’istruzione e al lavoro. L’unico modo per farlo è aumentare la spesa pubblica. In Italia, dal 1980, la spesa pubblica è di circa il 50% del PIL. L’incremento della spesa pubblica determina un potenziamento dei servizi pubblici, con la creazione di sicurezza sociale e ridistribuzione del reddito ma causa un’eccessiva espansione del debito pubblico. Aumentando la spesa pubblica è possibile un’espansione dei servizi pubblici. I servizi forniti dallo Stato (sanità, istruzione, sicurezza sociale, trasporti) migliora la qualità della vita dei cittadini, soprattutto quelli più poveri. Welfare stare significa “stato che assiste”. E’ una nuova condizione del diritto e dell’economia. Lo Stato non deve limitarsi ad assicurare ma deve gestire in proprio i servizi essenziali (pensioni, sanità..) Art.2-> lo Stato deve garantire i diritti inviolabili dell'uomo Art.3 -> lo stato deve portare un’uguaglianza sostanziale, portando i più svantaggiati in una condizione di parità. La spesa pubblica si divide in: - Spesa corrente: spesa per gli stipendi dei dipendenti pubblici, per la cassa integrazione, per la mobilità, per i sussidi ai disoccupati e alle famiglie bisognose. - Spesa a conto capitale: spese che servono per la costruzione di opere pubbliche (scuole, ospedali..). Lo Stato assiste attraverso i servizi pubblici (scolastico, sanitario, trasporti, servizi comunali..). Lo Stato sociale cerca di assicurare un sistema di sicurezza sociale mediante la previdenza sociale e l’assistenza sociale. I lavoratori devono essere tutelati non solo sul posto di lavoro e non solo per il periodo in cui sono in grado di lavorare ma anche in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia o disoccupazione involontaria. La previdenza sociale si basa su assicurazioni sociali obbligatorie finanziate da contributi in parte dei lavoratori e in parte dei datori di lavoro (a volta c’è l’intervento statale). Ci sono due tipi di previdenza sociale (pensione): - Vecchiaia: con 42 anni di lavoro e 62 di età; - Anzianità: 62 anni di età e 38 di lavoro. La legge Fornero ha abolito la pensione di anzianità e sono quindi pochi. Altri tipi di previdenze sociali sono: Mobilità: Viene data una somma (circa 700) a chi è licenziato fino a 2 anni. Cassa integrazione: per ogni categoria ci sono dei limiti numerici. Le aziende si accordano con i sindacati su quante persone debbano andare in cassa integrazione per massimo 2 anni. Dopo 2 anni vengono licenziate o riassunte se c’è bisogno di esse (ammortizzatore sociale). I due maggiori istituti provvidenziali italiani sono: - Inps: è il più importante ente di previdenza per il numero di assistiti e per il numero di prestazioni che deve garantire. - Inail: assicura le prestazioni mediche e di riabilitazione nel caso di infortuni sul lavoro o di malattie professionali. Assegna un’indennità temporanea o permanente a seconda della gravità. L’assistenza socialeOgni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. Lo Stato italiano garantisce questa assistenza e anche la UE riconosce il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi che assicurano protezione in caso di maternità, malattia, infortuni sul lavoro, dipendenza, vecchiaia, perdita del posto di lavoro per garantire un’esistenza dignitosa a chiunque non disponga di risorse insufficienti. - Sussidi: somma di denaro (500) che viene data a chi non ha altri redditi ed si trova quindi sotto la soglia di povertà. Viene dato anche dai comuni. - Assistenza abitativa: il comune favorisce abitazioni per chi ne ha la necessità. Il primo tentativo di realizzare uno Stato sociale è avvenuto negli Stati Uniti, durante la Grande Depressione quando il presidente eletto Roosevelt diede vita al New Deal (nuovo patto) che prevedeva una forte espansione della spesa pubblica nei settori economici e sociali. Si affermò la necessità dell’intervento dello Stato in economia. - Venne riorganizzato il sistema bancario; - Si approvò un vasto programma di lavori pubblici; - Vennero dati sussidi e finanziamenti al settore agricolo; - Venne approvata una legge che fissava minimi salariali, orari e riconosceva il ruolo del sindacato. Le banche avevano prestato il denaro a lungo termine e non riescono a restituire i depositi (spesi in borsa o per prestiti a lungo termine). Vengono così messi dei divieti: - Divieto di prestare denaro a lungo termine; - Diviene alle banche di diventare azioniste di società. Keynes dice di fare investimenti pubblici soprattutto nel campo dell’edilizia e soprattutto in zone depresse. C’è quindi una redistribuzione del reddito dando lavoro finanziato dallo stato per la classe media. Il reddito viene sottratto a chi ha molti soldi e viene dato a dipendenti che prima no avevano reddito. Si tende a rilanciare l’economia in territori depressi economicamente. Il denaro passa così da redditi alti a redditi bassi. Lo Stato sociale deve diminuire le disuguaglianze sociale a favore dei ceti più poveri e deve ridistribuire il reddito. Poiché il mercato, lasciato libero di agire, non distribuisce il reddito in modo equo, lo Stato deve intervenire. Il Welfare State, aumentando la spesa pubblica, rende più equa la distribuzione della ricchezza. Aumento spesa pubblica -> ridistribuzione territoriale del reddito. Il Welfare State deve destinare una parte della spesa pubblica alla creazione di infrastrutture nelle zone più povere, per superare gli squilibri territoriali nelle aree ricche e in quelle depresse. Vengono quindi dati direttamente finanziamenti ai soggetti economici che incrementino turismo, settore agricolo, industriale o vengono costruite infrastrutture. La ridistribuzione territoriale cerca di rimettere il moto il tessuto economico e produttivo delle aree depresse. Gli effetti ridistributivi dell’aumento della spesa pubblica sono amplificati dalla progressività del sistema tributario. Si ha la progressività quando le classi più ricche subiscono un maggior prelievo fiscale. Le risorse ottenute con il prelievo fiscale, che grava maggiormente sui soggetti più ricchi, vengono utilizzate per finanziare i servizi pubblici, usati anche dai soggetti più poveri. L’aumento della spesa pubblica fornisce alle persone più povere servizi finanziati soprattutto dalle classi più ricche. Negli ultimi decenni del XX secolo c’è stata un’espansione incontrollata della spesa pubblica che ha portato a una crisi dello stato sociale. L’assistenza, fornita a tutti senza scegliere i soggetti realmente bisognosi ha portato a un aumento della spesa pubblica e quindi un inasprimento del prelievo fiscale che ricade sulla collettività. C’è stato quindi bisogno di un ricorso al debito pubblico.

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